ORA BERREMO IL CAFFE'...DI SOIA?
LA “NUO CAPITAL”, CHE FA CAPO AL MAGNATE CINESE STEPHEN CHENG, RILEVA IL 78,567% DELLE AZIONI DI BIALETTI
Nel corso degli ultimi 20 anni il sistema bancario italiano, così come è accaduto un po’ dovunque nei Paesi occidentali, è stato interessato da ondate sistematiche di fusioni e di acquisizioni (M&A), soprattutto nei confronti di banche di minori dimensioni. Ma ciò che rende peculiare il “caso italiano” è la circostanza che, a distanza di anni, si parli ancora di un sistema frammentato.
OGGI IL SISTEMA BANCARIO ITALIANO E' COSI RAPPRESENTATO:
1. POLO DELLE BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO LOCALI: CASSA CENTRALE - ICCREA - CASSE RAFFESEIN CHE SONO LA MAGGIORANZA DELLE BANCHE LOCALI
2. INTESA SAN PAOLO
3. UNICREDIT
4. GRUPPO BPER
5. BANCO BPM - MONTE PASCHI -POPOLARE DI BARI - CARIGE SPA IN FASE DI VENDITA O AGGREGAZIONE PER DIVERSE RAGIONI PROSSIME A PROCESSI DI AGGREGAZIONE
6. BANCHE COMMERCIALI STRANIERE: CREDIT AGRICOLE - BNP PARIBAS - DEUTSCHE BANK
7. BANCHE INDIPENDENTI: SELLA - CREDEM- DESIO - CASSA DI RISPARMI DI ASTI
8. RAPPRESENTANZE DI BANCHE D'AFFARI CON UN SOLO SPORTELLO
Viene dunque da chiedersi quali siano stati i motivi che abbiano determinato un fenomeno così vigoroso. Una possibile risposta, per il caso italiano, può essere fornita da alcuni modelli “non convenzionali” che riconducono processi abnormi di M&A alla cosidetta desperation to grow, un’accezione che starebbe a indicare talune specifiche circostanze che spingerebbero i manager bancari ad intraprendere iniziative “inappropriate e rischiose”. In altri termini: la desperation avrebbe reso il manager propenso a strategie rischiose, motivate essenzialmente dall’opportunità, non necessariamente fondata, che la banca potesse crescere.
ORA CHE QUESTO PROCESSO DI MERGER & ACQUISITION PUO' CONSIDERARSI CONCLUSO, LADDOVE NON CI SONO PIU' BANCHE DA COMPRARE, UNA CONCENTRAZIONE SIFFATTA DEL MERCATO GIOVERA' ALLA CLIENTELA FINALE NEL PROCESSO DI INTERMEDIAZIONE BANCARIA? ATTENDO VS. CONSIDERAZIONI......
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