24/11/2022PER RIDURRE IL DEBITO TROPPO ALTO E NON SOSTENIBILE SENZA OPERAZIONI STRAORDINARIE, ENEL DECIDE DI USCIRE DEFINITIVAMENTE DAL GAS E, DOPO ANNI DI ESPANSIONE, DI LASCIARE TRE MERCATI PER ABBATTERE IL DEBITO. LE DISMISSIONI ARRIVERANNO A QUOTA 21 MILIARDI - IL GRUPPO ENERGETICO RESTA IN ITALIA, SPAGNA, NORD AMERICA, BRASILE, CILE E COLOMBIA E SI PREPARA A LASCIARE PER SEMPRE ROMANIA, PERÙ E ARGENTINA.
Enel rivede la proprie priorità e dopo gli tsunami provocati nel mondo dell'energia da Covid e conflitto russo-ucraino decide di uscire definitivamente dal gas e, dopo anni di espansione, di lasciare tre mercati per abbattere il debito. Le dismissioni arriveranno a quota 21 miliardi: 11 miliardi riguardano i debiti delle società in vendita e 10 miliardi la valorizzazione equity delle stesse.
Una serie di cessioni che ridisegneranno una nuova Enel. Il gruppo energetico resta in Italia, Spagna, Nord America, Brasile, Cile e Colombia e si prepara a lasciare per sempre Romania, Perù e Argentina.
Un'operazione, quella annunciata con il piano 2025 presentato ieri a Milano dall'ad Francesco Starace, che punta a concentrare l'azienda sulle aree che creano valore minimizzando i rischi. «Nei prossimi tre anni ci concentreremo su modelli di business integrati, know-how digitale nonché business e aree geografiche che possano aggiungere valore nonostante le complessità dell'attuale scenario, attraverso una struttura più snella e indicatori finanziari più solidi», ha commentato l'ad da nove anni alla guida del gruppo e il cui mandato scade la prossima Primavera.
Enel di fatto vuole continuare a investire, tra digitalizzazioni delle reti e accelerazione verso le rinnovabili, nonché a dare soddisfazione ai soci tramite il dividendo (il Tesoro è azionista con il 30%) ma tutto questo è possibile solo liberando risorse.
Questi tre anni di crisi, la pandemia prima e la guerra in Ucraina dopo, «lasceranno un segno molto profondo e indelebile ed è per questo che acceleriamo sull'elettrificazione e acceleriamo i nostri sforzi sull'utilizzo delle rinnovabili. È folle continuare a fare affidamento sulle energie fossili. Dobbiamo uscirne il più rapidamente possibile», ha aggiunto l'ad confermando che la produzione da carbone passerà dall'attuale 9% all'1% del 2025.
In particolare, l'obiettivo del piano è «assicurare la crescita e la solidità finanziaria coniugando un tasso di crescita annuale composto dell'utile netto ordinario del 10-13%, oltre a mantenere un dividendo per azione pari a 0,43 euro nel periodo 2023-2025, in aumento rispetto a 0,40 euro nel 2022. Un dato che nel 2024 e 2025 è da considerarsi come un minimo sostenibile».
Il cfo Alberto De Paoli ha spiegato che il debito netto diminuirà di 9 miliardi dal 2022 (58-62 miliardi) al 2023 (51-52 miliardi). I 37 miliardi di investimento andranno invece per 22 miliardi nella strategia commerciale integrata (di cui il 37% in Italia, il 27% in Spagna, il 13% in America latina e 23% negli Usa) e per 15 miliardi nelle reti (65% in Italia, 18% in Spagna e 17% in America latina).
Tra i progetti futuri che Starace ha fissato in caso di una sua riconferma ci sono la possibile quotazione in Borsa delle attività negli Usa, e la ricerca di un partnership per la nuova gigafactory per la produzione di pannelli solari, che replicherà negli Stato Uniti la fabbrica 3Sun di Catania.
Nei prossimi tre anni Enel stima di aggiungere circa 21 Gw di capacità rinnovabile installata (di cui circa 19 Gw nei Paesi «core») e, tra l'altro, di aumentare i punti ricarica per veicoli elettrici (da 0,5 milioni stimati nel 2022 a 1,4 milioni). Infine, sul tema extraprofitti e sull'aumento della tassa al 35%, l'ad ha replicato che «se ci sono extra-profitti, vengano tassati».