30/12/2021IL CARO-ENERGIA RISCHIA DI MANDARE CON LE GAMBE ALL’ARIA LE AZIENDE ITALIANE: GIÀ SI È PASSATI DA 0.30 A 0.82 EURO AL METRO CUBO, E LA SITUAZIONE PUÒ SOLO PEGGIORARE - I PIÙ COLPITI SONO GLI “ELEFANTI” DELLA MANIFATTURA DI TRASFORMAZIONE. UN COMPARTO CHE GENERA 88 MILIARDI L’ANNO DI VALORE AGGIUNTO – IL GRIDO D’ALLARME: “PIÙ PRODUCIAMO E PIÙ SOLDI PERDIAMO. SE SI VA AVANTI COSÌ, NEL GIRO DI DUE MESI E MEZZO SCOMPARIAMO”
Dal lockdown al blackout il passo è breve. C'è un'altra pandemia che colpisce le imprese: il caro-energia sta piegando le aziende più esposte. Sono gli "elefanti" della manifattura di trasformazione che generano, tutti insieme, 88 miliardi l'anno di valore aggiunto e danno lavoro a 350 mila addetti diretti e altrettanti nell'indotto.
Adesso alzano la testa e chiedono al governo misure immediate: dalla valorizzazione delle risorse nazionali di gas a un rinvio del «capacity market», un nuovo onere di quasi 40 euro al MWh nelle ore di picco. E più in generale una riforma del mercato elettrico nazionale, con correttivi agli Ets - le quote di emissioni di CO2 - per frenarne la speculazione.
I rappresentanti delle associazioni delle imprese più coinvolte si danno appuntamento nella più grande fonderia d'Italia, quella di Torbole vicino a Brescia. Che è spenta: «Mai avrei pensato di migliorare il bilancio tenendola ferma per 40 giorni», sbotta l'ad Enrico Frigerio.
Perché in fonderia e non solo va in onda il paradosso: «Più produciamo e più soldi perdiamo», sintetizza il presidente di Assofond, Fabio Zanardi. Le fonderie hanno davanti scelte pericolose. La prima è una «morte pressoché istantanea: se si va avanti così, nel giro di due mesi e mezzo un comparto industriale che ha tradizione centenaria rischia di scomparire».
Oppure possono optare per una «morte differita: ritardando avviamenti, diminuendo le produzioni, modificando i prezzi di vendita, possiamo tirare avanti 6-8 mesi, ma poi vedremo le produzioni finire in Francia, Germania e Spagna dove ci sono misure di calmieramento per i costi energetici».
Per questo «chiediamo una terza via, per permetterci di mantenere il business a livello sostenibile». Il rischio è quello di non riaprire a gennaio «ma passare direttamente dalle ferie alla cassa integrazione». In prima fila, ad ascoltare, accorre il leader della Lega Matteo Salvini che promette passi rapidi: «Entro la settimana dal governo arriveranno delle proposte. Ho sentito Draghi e Cingolani. Ho poi sentito Descalzi di Eni, Starace di Enel a cui mi permetto di ricordare, sommessamente e da liberista quale sono, che il profitto in un momento come questo va gestito e condiviso, perché ci sono alcune fonti energetiche che stanno facendo margini extra che poi paga il sistema manifatturiero».
Il modello è quello spagnolo che ha tassato gli extraprofitti di alcune rinnovabili per frenare i prezzi. Basterà a convincere gli imprenditori? Roberto Pierucci, di Assovetro, racconta come la sua Rcr, dopo aver tanto investito per la transizione ecologica, si troverà una bolletta impazzita: «Dai 400 mila euro di gennaio a dicembre sarà di 1,6 milioni».
Anche qui, nel Bresciano, è emergenza vera. Nella meccanica fine l'incidenza dell'energia sui costi passa dal 2,5-3% al 10%, per le lavorazioni dell'ottone e dell'alluminio dal 10% arriva a sfondare anche il 40-50%. «La situazione è drammatica - commenta Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia -. Da diversi settori stanno già arrivando le richieste di cassa integrazione».
Nel medio termine il rischio è un'altra ondata di delocalizzazioni, «fatto paradossale, in un momento in cui gli ordini ci sono». Per l'industria della carta l'impatto del caro-energia è tra un miliardo e un miliardo e mezzo. Il rischio «è che l'inflazione nel comparto vada a numeri dalla doppia cifra in su», segnala Michele Bianchi, di Assocarta.
Per questo gli imprenditori chiedono azioni forti del governo. Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica, racconta della disponibilità tra i suoi associati di «co-finanziamenti con altri soggetti per l'estrazione di gas nell'Adriatico». Insomma, «c'è bisogno di un aiuto dal governo, adesso non tra mesi», avverte Davide Garofalo (Assomet). Riassume Roberto Vavassori (Anfia, indotto dell'auto): «Parliamo di settori virtuosi, che hanno ridotto le emissioni. Ora dobbiamo sterilizzare non meno di 11-13 miliardi di bolletta energetica. Pena la scomparsa di intere filiere. Fate presto!».